Tra il fumo e l’orologio della tua cucina

tempo

I gomiti sono pesanti e gli occhi sono lampade al neon che non vogliono spegnersi. Ho bisogno di fumare, mi dico. Ho bisogno di te, ti dico. Ma resta ancora complesso lo strano meccanismo che mi trascina verso quell’inferno di fumo e tempo che ormai non riesci più a descrivere, senza lasciarti prendere da un compiaciuto vittimismo.

Eppure, ho tante cose da fare, ripeto orgogliosa a me stessa. Per prima cosa non devo pensare a me: troppo concentrata su quello che faccio, come lo faccio e perché lo faccio. Poi, come seconda cosa devo piantarla di pensare ai fantasmi: a quelli veri e a quelli finti. E infine, come terzo pensiero, devo smettere.

Smettere di credere, di pensare, di rimuginare, e di ritrovarmi nella tua cucina ad ascoltare il tic e tac dell’orologio che scandisce il tuo tempo perso a non amarti.

 

 

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