La grande bellezza

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Sono bloccata sul mio letto oramai da una settimana. Due, se considero anche la settimana preoperatoria.

Il mondo da qui sembra più piccolo.

Saranno i punti che tirano fino a strapparmi la pelle.

Sarà che forse il dolore fisico è un efficace anestetico contro ignoranza, pochezza e superficialità.

Sta di fatto che da questo letto la società che compone il mondo sembra quasi una leggenda. Tutti ne parlano, tutti ne scrivono, ma nessuno sembra essere certo della sua esistenza, nonostante i più si spingano ben oltre le semplici citazioni, arrivando persino a scrivere fiumi di parole per imbastire best seller grandi come mattoni.

Quando il dolore fisico attanaglia le membra in una morsa infernale, certi soggetti diventano ai tuoi occhi creature lillipuziane.

E tu ti senti come Gulliver, distesa sulla tua schiena e priva di forze per poter reagire alle strane creaturine che ti saltano sulla testa e ti spalancano gli occhi grandi mimando delle linguacce e dei ghigni tragicomici.

Eh, creaturine piccole e insignificanti.

Chissà come mai quando vivevo in posizione eretta e sana tutto questo non riuscivo a vederlo?

I crampi addominali e le fitte uterine smascherano gli impostori.

Il dolore in genere asciuga i laghi in fondo ai quali si nascondono le bugie. Bugie che emergono dal fondo rimanendo incastrate tra le cavità terrestri dentro cui i bacini lacustri vengono raccolti.

Eppure, queste creaturine fanno tenerezza.

Troppo attaccate al loro passato.

Troppo bramose di un futuro incerto.

Troppo stupide per vivere il loro presente, unica realtà, tra quelle elencate, nella quale loro malgrado camminano, respirano e vivono.

I punti tirano e il dolore pian piano, tra un pensiero e un altro, si acuisce, lasciandoti nel cuore una dolce consapevolezza.

Se crescendo non è la coscienza la grande bellezza della vita, allora cos’è?

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